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Messaggio di "2024" febbraio

MURETTI A SECCO  STORIE DI LUNGIMIRANZA
MURETTI A SECCO STORIE DI LUNGIMIRANZA

Quando l'ulivo arrivò nel nostro Ponente Ligure, tutti si accorsero dell'importanza strategica di questa pianta straordinaria,che in breve tempo avrebbe modificato l'assetto economico del territorio,creando opportunità di crescita economica ma anche culturale.

Ma i terreni atti a sostenere gli ulivi erano pochi e scoscesi, dunque occorreva creare le condizioni per poter trattenere la terra ed ottenere una terrazza pianeggiante nacque cosi il muretto a secco, ingegno e maestria legati assieme proprio come le pietre di un muro,hanno ridisegnato nei secoli sucessivi i clivi delle colline, squadrate in orrizontali terrazze appoggiate su muri di pietra costruiti da uomini operosi, degni di artisti senza mai rendersene conto.

Ogni terrazzamento nasconde un sistema sotterraneo di drenaggio delle acque piovane che vanno convogliate a valle per preservare i muri da eccessivi appesantimenti e di conseguenza regimentandoil territorio.Trà le varie colline si sono costruite mulattiere, vere e proprie vie di comunicazione a servizio delle campagne ,ma che spesso univano i paesi delle nostre vallate erano sostruite in modo da addolcire le pendenze dato che venivano utilizzati muli e buoi,si pensava gia allora al "benessere annimale"

Per noi che viviamo in questo contesto ogni giorno,spesso non vediamo quanto c'e di incredibile in un muro a secco,ma se spendiamo qualche minuto a pensare a quanta storia può raccontare una semplice pietra , si apre un mondo così affascinante da riuscire ad immaginare i nostri avi nell'istante in cui decidevano di posizionare ogni singola pietra.

Personalmente mi capita di rifare vecchi muretti che con il peso degli anni e delle intemperie, cadono giù,per me rifare un muro è come risvegliare dal coma un paziente, riportarlo ad un nuovo splendore, ed ogni volts che gli passo vicino ho l'istinto di accarezzarlo come se fosse cosa viva. Come ricostruire un muro a secco l'ho appreso da mio padre, Giovanni Tallone classe 1933, ho imparato come scegliere le pietre riconoscendone la faccia posizionata a vista ,sotto lo sguardo apparentemente severo di mio padre , ricordo il momento della posa dell'ultima pietra che ufficializzava la fine della ricostruzione, qualche passo in dietro per avere una visione più ampia e fialmente gioiva segretamente lasciando trasparire un sorriso di soddisfazione